lunedì 25 giugno 2012

[I Riti dello Scrittore] La soffitta

Cos'è che avevo detto? Che avrei evitato ulteriori danni? 
Figuriamoci, lunedì sera ho avuto altre cose da fare e mi sono scordata di pubblicare il rito. 
Lo pubblico oggi (28.06.2012) e ne modifico la data, perché queste sono le uscite del lunedì.
Comunque...
Per questo post è ri[S]chi[O]esta autoironia.
Non spaventatevi e non dubitate: si parla di voi tanto quanto si parla di me, e qui si parla molto di me XD

[Stralci da una cruna d'ago] L'uomo del cuore


Mentre la raccolta "Frammenti da un Luna-Park" sta giungendo al termine, questa ha ancora qualche cartuccia davanti a sé, quindi usiamole!
Buona lettura! I commenti sono sempre ben accetti

L’uomo Del Cuore.


Si camminava al parco, l’uomo del cuore e io, una foglia era stata trascinata e ora si vedeva un’ombra improntata in quel filo di neve caduto.
Non c’era molto chiasso, perché in effetti era silenzio, come se la neve avesse il compito effettivo di attutire, ovattare.
Si camminava, guardando le punte delle scarpe, lui spiegazzato su se stesso per pareggiarsi alla mia altezza.
Tenevo la bocca dietro la sciarpa, stringendo verso l’interno le labbra, e la strusciavo contro di essa per non sentire il suo solletico.

[I Riti dello Scrittore] Il blocco dello scrittore

Gente, sono un disastro. Mi sono andata a imbarcare in un progetto estivo di scrittura e ora mi sembra di girare con il para occhi, visto che ho anche due esami i primi giorni di luglio (Arte del Giappone e Giapponese II).
Sono indietro di due settimane con i Riti e nemmeno me n'ero resa conto. Perdo il conto dei giorni, perdo la concezione di settimana e le uniche date conoscibili sono quelle per ANTWORK e gli esame sopra citati.
Il titolo che però dovevo presentare il 18 giugno calza, bene o male, con la situazione: non che abbia smesso di scrivere e creare, anzi, ma bloccata mi sono bloccata per quel che riguarda questo blog. Vi sentite messi da parte? *silenzio assoluto*
Bene, sperando di essere mancata a qualcuno, oggi vi propongo due uscite: questa e un raccontino che avrei dovuto pubblicare nel fine settimana.
Il rito che doveva uscire oggi verrà pubblicato in serata, giusto per evitare ulteriori danni.

In ogni caso, questo post non sarà semplice da mandar giù come gli altri.
Per fare un paragone semplice, visto che tutto lo conosciamo, è come Voldermort: colui che non può essere nominato.
Qui diciamo che non so quali potrebbero essere i risultati alla lettura, certo è che io scrivendo mi sono intortata da sola.
Voi, però, avete la libera scelta di accompagnarmi o meno in questo viaggio. Vi basterà cliccare su quella riga lì sotto e srotolare le mie parole.

martedì 19 giugno 2012

ANTWORK

Vi sanguinano le orecchie visto il numero di volte in cui ne ho parlato?
Prendete cotton fioc e disinfettante e poi lasciatevelo ripetere: ANTWORK è alle porte.



Con ogni probabilità questa è la voce di Diletta, ma non mi sbilancio troppo che poi rischio una gaffe XD
Comunque... Le prime performance si terranno all'EstatOFF di Modena e QUI è presente l'elenco dei partecipanti *ci sono anche io*. Con un semplice click sul nome dell'artista vi sarà possibile leggere una piccola biografia e un'introduzione al testo in programma.
Ma se non è solo il progetto estivo che vi interessa, se siete artisti e volete immergervi in ANTWORK per tutto l'anno, eccovi la pagina apposita proprio QUI.

Con questo auguro una buon arte a tutti *-*

lunedì 18 giugno 2012

Sono un uovo sodo.

Il caldo, male comune immagino, mi sta sfinendo.
Oggi pomeriggio non sono nemmeno riuscita a studiare e la cosa non va poi così bene: io programmo lo studio. Non è conveniente slittare la scaletta, ma così è andata.
Passo oggi per questi lidi, dopo giorni di presenza incostante: vi stresso meno, lo so. Ma mi spiace non accompagnarvi di giorno in giorno. Segno evidente, comunque, che gli esami si avvicinano e che alcuni progetti letterari mi stanno occupando gran parte del tempo libero.
Al mattino, poi, cammino. Mi sveglio a un orario decente e faccio la mia camminata per avviare il cervello, altrimenti niente sembra fattibile.
Poi sto caldo... bof.

Bè, per oggi va così, ma mi rimetterò in sesto per dare un senso a queste pagine...
Un grande e grosso saluto a tutti ;)

venerdì 15 giugno 2012

[Frammenti da un Luna-Park] Nebbia

Non ci sono molte novità, so solo che devo andare a studiare... E va bè! Spero che voi possiate godervi una pausa in mia, ma più sua, compagnia: buona lettura!

NEBBIA.

Non potevo vedere il mio riflesso nello specchietto retrovisore, ma Erica lo vedeva benissimo.
E io sentivo il suo sguardo rimbalzare su quello specchietto e colpirmi lievemente, come un bacio, la guancia destra.
Eravamo usciti per la nebbia, perché avevo provato a descrivergliela, ma non c’era stato verso di azzeccare alla perfezione ciò che in realtà poteva solo essere sentito.
Seppur ci fossero le luci accese, si vedeva poco più in là del muso della macchina. Ora che poi non avevo più nessuno davanti, mi sentivo spaesato. Una tra le tante sensazione che potei apprezzare.
Ero, in realtà, molto sollevato dopo aver visto girare la vettura che prima mi aveva preceduto; due secondi dopo si era sommato il senso di spavento del condurre una fila di macchine verso l’ignoto.
Mi sentivo una formica con le antenne agitate, ogni passo che facevo poteva mostrarmi troppo poco per darmi sicurezza: avevo la sensazione che prima o poi avrei incontrato un muro, o che forse avrei continuato ad andare dritto perdendo di vista la strada che in realtà curvava.
Avevo paragona ad Erica, che stava sul sedile posteriore, in ogni modo possibile, le macchine che procedevano sulla corsia a sinistra, in senso opposto a noi.
I loro fanali erano stati angeli fiochi, un cuore che si spegne o ancora una ciglia-desiderio soffiata via dal dito: nessuna di queste era stata però la realtà, perché c’erano cose che andavano viste.
Mi innamorai ancor di più della nebbia, perché notavo in lei tutto ciò che era opportuno provare: paura, tensione, meraviglia, stupore, tranquillità (nessuno che superava, nessuno che si spingeva oltre i limiti, il silenzio, il riformarsi dello spazio tra i polmoni e il cuore dopo aver visto che non c’era un muro o il vedere in tempo la curva).
Rallentai nelle vicinanze di un parcheggio, facendo lampeggiare la freccia troppi metri prima solo perché non sapevo nemmeno io quando avrei dovuto girare.
Valeria, che era salita con noi, scese per prima aprendo la porta di Erica.
Le slacciò la cintura e la fece scendere: per lei abituata a vederci, camminare in quel parcheggio denso d’oscurità, coi miei fari ancora accesi che la trafiggevano formando onde simili a quelle d’incenso, era un continuo guardarsi i piedi.
Ma Erica, si limitò ad annusare l’aria e a portare in avanti le mani per tastarla, e magari afferrarla.
I suoi occhi ciechi mi avrebbero forse aiutato a capire di cosa sapeva la nebbia.

giovedì 14 giugno 2012

[Stralci da una cruna d'ago] Al parco


Il primo giorno di dimenticanza lo studio mi ha catturata con tanto amore.
Il secondo giorno avevo il pomeriggio occupato e mi sono dimenticata di aggiornare il mio seguitissimo blog!
Quindi, giusto perché ormai è anarchia *mi dimentico del mio hobby! Non è normale*, sovverto completamente l'ordine delle cose e oggi propongo uno dei racconti dalla raccolta "Stralci da una cruna d'ago" invece che da "Frammenti da un Luna-Park": una riforma, eh?


Al parco.

Fosca si siede sulla panchina, è autunno e le piace avere tanti colori attorno, ma le piace ancor di più quella malinconia stagionale che accompagna i suoi pensieri.
In cuor suo spera vivamente che nessuno le si sieda vicino, ma i suoi pensieri devono essere troppo silenziosi perché un uomo sulla cinquantina si siede proprio accanto a lei.
Mai una panchina le era sembrata tanto stretta, quasi soffoca sentendosi accerchiata dalla presenza densa di quel qualcuno. L’aria gira attorno a lei con la solita brezza, qualche foglia si fa spazio sulla strada accarezzandola e i passanti non faranno mai caso alla sua angoscia.

Intanto si guarda attorno in cerca di una panchina sola, ma niente e lui, Daniele, sta seduto e ogni tanto le lancia un’occhiata.

lunedì 11 giugno 2012

[I Riti dello scrittore] Puzzle

Avete mai avuto a che fare con un puzzle? Io da bambina li adoravo, ma appena sono cresciuta mi è stato impedito di continuare a prendere quelli per bambini e dover gestire mille pezzi e passa mi manda fuori dai gangheri! In ogni caso parleremo di puzzle e formiche a essi annesse: strano, eh?


Scòpo dello scrittore è completare un puzzle.
Vari puzzle, in realtà.
Il primo che gli si propone davanti è ovviamente l’opera.
Meticolosamente cercherà di incastrare le parti e di rendere il risultato efficace: suo obiettivo è infatti lasciare qualcosa.
Più puzzle di questo tipo completerà – o crederà di completare – più si avvicinerà al puzzle per eccellenza, dove questa volta sarà lui stesso un pezzo da inserire.
Volendo fare un paragone, lo scrittore è una formica che si nutre dell’essere formica.

domenica 10 giugno 2012

Risposta a "Ma perché leggi questi libri?" di Nefene

Nefene ha pubblicato un post in cui poneva le seguenti domande: 

"Ma perché leggi questi libri?


Ve l'hanno mai chiesto?
Ve lo siete mai chiesti? A me sì. Spesso. Perché leggi libri che parlano di cose brutte, di cose terribili a volte, di orrori. Perché non leggi romanzi che narrano di cose belle."

Ebbene, ho risposto e ho preferito continuare a rispondere qui con maggior precisione.

D'acchito mi è uscita questa frase: leggo, scrivo di cose brutte perché la TV è stupida per la maggior parte del tempo. 

Ma forse è meglio dare qualche spiegazione in merito...

sabato 9 giugno 2012

[Stralci da una cruna d'ago] Foto

La macchina fotografica è qualcosa che mi ha sempre affascinato, ci sono culture che credono ti rubi l'anima e io personalmente credo, più che di rubare, si tratti un lascito: anche un solo scatto può sondare una parte di noi e del soggetto che rimarrà visibile per l'eternità. È come permetterci di rimanere fermi, ricordarci e capirci.




FOTO.

Siamo principalmente soli, pensavo nel guardare il cielo.
Specialmente la notte, e poi mi ritiravo nel mio letto.
E mi coricavo con le luci spente, rimanendo però ad occhi aperti per un tempo che mi sembrava interminabile.
Provavo paura, in quei momenti; il timore era quello di accendere la luce e trovarmi faccia a faccia con un mostro.
Mi tenevo ben protetta sotto le lenzuola, senza far scivolare fuori neanche un dito. Nella sciocca speranza che quelle coperte mi avrebbero salvata da qualunque tipo d’attacco.
Più di ogni cosa mi spaventavano i coltelli.
Lucevano di un bagliore maligno, tutti quelli che avevo potuto vedere.
E sembravano un po’ come macchine fotografiche: ti portavano via qualcosa.
Nel nostro mondo è così.
Ciò che viene fotografato sbiadisce sempre più, fino a diventare grigio.
E tante tonalità di grigio possono formare qualunque cosa: dai sassi ai fiori, dagli animali alle persone.
E abbiamo una stanza, una stanza in cui arrivano delle cose, sempre grazie a quelle macchine.
Cose di qualunque tipo.
Dalla Terra.
La si vede da lontano e sembra vuota e sola, con la Luna che se ne sta a guardarla ancor più sconsolata.

venerdì 8 giugno 2012

[Frammenti da un Luna-Park] Incubo

Mi sarò ripetuta una miriade di volte, ma questo blog serve per sbloccarmi da ciò che ho già scritto. Devo andare avanti, devo creare cose nuove e non posso rivalutare costantemente gli stessi testi. I personaggi hanno una loro vita, perché causo loro dolore con tutti questi mutamenti di trama, frasi e dettagli?
Il fatto realmente sconcertante è che non produco qualcosa di nuovo da gennaio/febbraio. Il brano breve per ANTWORK ha faticato ad uscire e, ripeto, è breve. Un piccolo neo in una valle lattiginosa.
Mi è stato suggerito, quindi, che probabilmente tutti gli incubi che mi disturbano in questi mesi sono l'urlo doloroso della mia creatività schiacciata. Non mi è stato detto con queste parole, sono io che amo ricamare...
Sarà davvero così? Il fatto che non concluda il romanzo breve, il fatto che abbia numerose nuove idee che però tengo da parte e non elaboro, mette il mio subconscio in condizioni di stress tali da farmi sognare cose altamente angoscianti? Possibile, e tutto questo ha sicuramente un suo perché... Quindi, credo anche cada a fagiuolo questo racconto.



L’INCUBO.


Aver fatto l’amore fece sentire Davide in pace ma anche in lotta con se stesso.
L’aveva lasciata fare e scappare in bagno senza dirle nemmeno “Aspetta...”.
E mentre lui se ne stava a fissare un angolo della stanza, la mente occupata a ripassare ogni minuto precedente, Lara era in bagno.
Non rideva però.
Non ancora, pensò.
Non ti tagliare ti prego, me l’hai promesso.

mercoledì 6 giugno 2012

Story Spinner: farsi i muscoli a suon di prompt!

Può accadere che vi manchi l'ispirazione, come può accadere che vi manchi quel pizzico di sale che possa insaporire le vostre idee. Altre volte, invece, si ha solo voglia di scrivere qualcosa, ma non si sa esattamente cosa... 
Mettetevi pure l'animo in pace - o quasi -, esiste Story Spinner!

martedì 5 giugno 2012

Il "Teaser Tuesdays" di Atelier

Per oggi non avevo preparato nulla di particolare, ma non sapevo nemmeno cosa scrivere di semplice.
La fortuna mi ha assistito, però, perché andando all'elenco dei blog che seguo ho trovato l'iniziativa del giovedì di Atelier dei libri: Teaser Tuesdays!


Questo post vuole essere una pubblicità all'iniziativa sopra citata e voi, molto semplicemente, dovete prendere il libro che state leggendo, aprirlo a una pagina a caso e scegliere un trafiletto da condividere con il mondo U.U
Ecco il mio contributo:
                                                         
Amrita di Banana Yoshimoto, pagina 153-154 


Mentre Ryuichiro* faceva la doccia, riprovai a telefonare a casa di Eiko, ma non rispose nessuno. Dopo aver fatto la doccia, mi sentii crollare. Ci infilammo nel letto matrimoniale ma riuscimmo solo a dirci "Che stanchezza!", a scambiarci un bacio, e senza fare niente, accostati l'uno all'altra come una coppia di vecchi coniugi, ci addormentammo. Fa che non succeda mai che mi svegli e lui sia morto, o non ci sia più, e se quel giorno dovesse arrivare ti prego, non fare mai che io lo sappia prima. Fu la mia preghiera, prima di piombare nel sonno.






*Il nome sarebbe provvisto degli appositi allungamenti sulla U e sulla O, ma io non ricordo come farli -.-


La casualità centra poco, in realtà, perché il segnalibro a calamita ha fatto il suo sporco lavoro e queste sono le ultime righe che ho letto.
Con questo vi mando la buona notte e vi auguro una buona lettura. 

lunedì 4 giugno 2012

[I Riti dello scrittore] L'ermafroditismo dello scrittore

Oggi ho affrontato un potente acquazzone per giungere più o meno intatta allo Spazio Gerra, dove ho conosciuto Monica.
Posso dire di essermi completamente ripresa non appena si è parlato del progetto estivo ANTWORK, di cui vi ho già parlato.
Le cose sono notevolmente migliorate quando ho scoperto che il 6 e il 7 luglio parteciperò attivamente alle serate a Reggio Emilia: s c r i t t u r a  d a l  v i v o.
Sono iper contenta infatti, perché oltre ad aver contribuito a questa ideazione io scriverò dalla mia postazione nelle 24 ore di apertura dello Spazio Gerra. 
Cosa scriverò? Semplice! Il tema Land!Terra a cui anche Monica si è dovuta ispirare, l'ha condotta a produrre fotografie splendide alternate a disegni altrettanto particolari e pieni. Tutte queste opere da lei prodotte saranno i miei prompt - temi, detta all'italiana.
Comunque, dopo il briefing siamo andate a "prenderci un caffè" e le nostre chiacchiere sono sfociate nei mille e uno argomento. E si è parlato anche di sesso, perché siamo fatti anche di quello...



Che lo scrittore abbia sesso è fuori questione.
Fa sesso, pensa al sesso, ma non ne ha uno.
Non esiste infatti la parolina ‘scrittrice’, eliminatela.
Come non esiste la parolina ‘poetessa’: via, sciò.

Come mai?

domenica 3 giugno 2012

Il 28 giugno si avvicina: intervistiamoci!

Dopo due pranzi passati in famiglia, dopo così tanto cibo e chiacchiere, mi intervisto. Again.
Mi rendo conto che sarebbe più logico e meno pietoso se mi intervistasse qualcun altro, ma quel qualcuno non c'è al momento e il 28 giugno si avvicina, quindi devo fare qualcosa.
Cosa accade il 28 giugno di così importante? Semplicemente sono stata contattata per un'altra serata letteraria organizzata dalla sezione artisti dei comuni di Reggio Emilia, Modena e Parma. Il progetto si chiama ANTWORK e coinvolge il pubblico in serate a base di racconti, musica, poesia, dipinti, fotografia... Performance da parte di noi giovani artisti.
Per quest'anno è stato anche scelto un tema su cui basare le opere da presentare: Land!Terra.
Ma visto che non posso mostrarvi il testo prodotto al riguardo, mi impegnerò a focalizzare la vostra attenzione su quelli pubblicati tra queste pagine. Non scappate, mi raccomando!

sabato 2 giugno 2012

[Stralci da una cruna d'ago] Diciannovetrentaquattro

Ed eccomi qui, dodici ore dopo la partenza alla volta di Faenza e di una giornata di famiglia. Si è mangiato, si è chiacchierato e giocato con palloncini grandi grandissimi e pure gialli. E si è pure scoperto che il mondo è veramente piccolo... 
Comunque! 
Sarà o non sarà l'orario giusto, sarà o non sarà la festa giusta in cui proporlo, ma io vi presento lo stesso questo racconto. Che, lasciatevelo dire, è il collante di questa raccolta. Qui c'è il perché della stranezza, c'è il come dei racconti, c'è il chi della narrazione. Non posso che dirvi buona lettura.


Diciannovetrentaquattro.


Bianco di Seta era un uomo caldo.
Passionale.
E aveva un cane,
no una rana.

Risate, suscitava risate.
Ma a lui piaceva.
Bianco di seta era così (ma sì) alto così quanto me, poco più di me.
E castano.
Due occhi verdi da infarto.
?
Silenzio.
Perché dopo un infarto c’è silenzio.
Non che prima ci fosse stato rumore!
Non che il cuore si fosse rotto…
Aveva fumato almeno una volta, ed era stato capace di mordere più di una matita al giorno, annusandone il legno.
Non chiamava mai per telefono, a meno che non fosse pubblico:
gli dava l’idea del saluto, correre fuori e chiamare.
Di lui ci si ricordava solo di quei passi che faceva; nulla aveva che lo identificasse in un nome vero.
Doveva essere un angelo, ma il fumo che mandava giù gli aveva rattrappito le ali. Che simili a foglie secche si lasciavano ingiallire, fino allo sfinimento.
Per lui alcune composizioni d’abiti necessitavano del copia e incolla: toglierseli era una noia mentale, perché già pensava a come avrebbe faticato nel ri-assemblare quell’accostamento, facendolo risultare bello come gli era riuscito in quella volta ovviamente fortuita.

venerdì 1 giugno 2012

[Frammenti da un Luna-Park] Maschera


È il primo giugno e si torna sui binari della scrittura.
Salutiamo maggio e diciamo buongiorno ai nuovi trenta giorni dinanzi a noi con il prossimo racconto della raccolta Frammenti da un Luna-Park.



MASCHERA.

Roma alle otto e tre quarti è un caos, e così a qualunque altro orario.
E se avere una smart ti può dare l’idea di salvezza, in realtà non c’è scampo: ci si sente imbottigliati in quel brulicare fitto.
Era chiaro, nonostante l’ora, che il rumore andava guadagnato: molto semplicemente bisogna cozzare per fare rumore, e lui per esempio era solo.
Si era mosso con il freddo aleggiante a tre centimetri da terra, trascinandosi per i marciapiedi e le vie così larghe di quella città, fino ad arrivare davanti alla stazione.
Se ne stava quindi, in tenuta da mimo, a muoversi inscatolato nel rumore esterno.
Solo.