domenica 30 settembre 2012

[Dialoghi] Il gatto


Le domeniche non diventano buone per niente, quindi perché non pubblicare un racconto?
Mi raccomando, fatevi sentire ;)

IL GATTO

- … Che cosa vede?

- Vedo… Un gatto.

- Un gatto. Lo descriva, lo posizioni.

- È molto grande, sta appallottolato. Lo vedo di spalle. È in un prato verde, di fiori.

- Fiori? Sa anche quali?

- Margherite, sono piccole e le vedo sfocate. Percepisco tutto sfocato, il prato i fiori: i fili d’erba li sento staccati tra loro a livello corporeo.

- Emanano calore?

- Non saprei. Non sento freddo o caldo. Il gatto è molto grande, ha la testa nascosta dalle spalle, un sedere minuscolo che termina con una coda lunga e sottile.

- Che fa il gatto?

-Dovrei avvicinarmi, girargli intorno per scoprirlo…

- Non vuole?

- Faccio un paio di passi, faccio uno struscio continuo, ma lui non si scompone.

- È calmo… Prosegua.

- Mi sposto un po’ sulla sinistra e gli vedo un orecchio, piccolo e a punta.

- Si è dimenticato di dirmi com’è il gatto, oltre che grosso.

- Bè è grigio, con striature di grigio più scuro, però credo che quel grigio sia solo sporcizia, dove sarà stato?

- Non lo sa?

Diniego.

- Vada avanti… Diceva che si era spostato…

- Sì, sulla sinistra. Gli vedo anche una parte di testa, la muove su è giù. Sento che si sta leccando una zampa.

- Sa il perché?

- No, ma ora che mi chino un poco, senza procedere, credo che ci sia qualcosa lì…

- Lì dove?

- Tra le sue zampe. Non credo di volerlo vedere.

- Perché? Crede possa spaventarla?

- Sono già spaventato, voglio uscire…

- Uscire da dove?

- Da qui… La prego mi faccia aprire gli occhi.

- Ma lei è libero di aprire gli occhi senza che io glie lo dica.

- No, non è così… Se fosse così semplice l’avrei fatto…

- Mi ascolti e non si agiti. Ha chiuso gli occhi per entrare in una sua visione, può uscirne senza permessi… Deve credere alle sue sensazioni, non combatta così il suo corpo.

- La prego lo dica, mi dica di aprire gli occhi…

- Mi sa dire che sta succedendo?

- Tutto si dissolve, diventa nero, il gatto è lì che non si gira… Lo spazio della visione si ritira in un puntino lontano. Vedo nero, tutto nero. Potrei perdermi.

- Vede nel buio l’infinito?

- No, ha ragione… È chiuso… Il buio è chiuso, soffoco! Dove sono? In una scatola? Sono in una scatola?

- No, lei è su un divano, il mio. Ha gli occhi chiusi e può aprirli.

Affannamento ad occhi aperti, - Il gatto si è girato, solo che ormai era tutto così minuscolo.

- Cosa era minuscolo?

- Il buio stava riducendo a un puntino il prato, il gatto. Io ero nel buio e la fessura del colorato dava sull’orecchio del gatto. Lui si è girato e gli ho visto l’occhio.

- Com’era?

- Piccolo. Nero. Accerchiato da un filo dorato.

venerdì 28 settembre 2012

[POESIA FESTIVAL] Io ci vado

Visto che mi sento in fermento lo dirò con un cenno di snobberia.
Domani sera sono ospite del Poesia Festival a Piumazzo, in provincia di Modena. Mi esibirò per un paio di minuti - forse quattro, perché non vorrei strozzarmi nel leggere - e poi cenerò con gli altri artisti della serata.
L'evento è pubblicizzato sul sito di ANTWORK PROJECT e sulla rispettiva pagina FACEBOOK, ma ci tenevo a mostrarlo anche sul mio blog.
Giusto per dire IO CI VADO - e in seguito -, IO C'ERO.

Leggerò un racconto veramente breve intitolato Specchiati oltre scritto appositamente per l'evento.
Il titolo è nato qualche tempo dopo la stesura del testo, perché in realtà non avevo idea di cosa mettere: un titolo deve invogliare, ma soprattutto identificare il contenuto. Così ho fatto un paio di tentativi e quando è saltato fuori ne sono stata entusiasta: la duplicità della parola "specchiati" rende a meraviglia.

Da un lato abbiato , nel senso di qualcosa di riflesso, e dall'altro , nel senso di riflettersi.
Infatti, il racconto, si muove su una doppia linea: il riflettersi dei nostri orizzonti - specchiàti e il nostro rifletterci in essi, nella nostra vita e nella terra - spécchiati.

E ora un piccolo assaggio.

Dal canto suo deve essersi instaurato un certo rapporto, ma dal mio mi limito a pensare che è tutta la vita che corro dietro agli orizzonti. Ma poi ho capito che non sono altro che gli specchi di quello che ci siamo lasciati alle spalle. È come stare tra due pareti riflettenti: noi crediamo di muoverci in avanti, di correre, di perdere tutto quel tempo, e invece siamo ancora qui, ancorati al passato.

Lo stesso paragrafo lo trovate riprodotto su una delle immagini create come sfondo desktop.

sabato 22 settembre 2012

[Dialoghi] Il bicchiere

Buon sabato pomeriggio a tutti!
Ogni tanto anche io mi faccio viva... Posso assicurarvi che mi spiace di non essere più così presente, ma esattamente non so che mi frulla in testa.
Ho un sacco di progetti che vorrei realizzare e l'inizio del nuovo anno accademico si avvicina. Il tempo scarseggerà e se sono così ora che di tempo ne ho anche abbastanza, figuriamoci da ottobre!
Sono un disastro... bof.
Intanto, come similpremiodiconsolazione, vi lascio alla lettura di un altro dei dialoghi.


IL BICCHIERE.

- Mi sento spossata dai sogni che faccio, rimarrei nel letto per ore.

- Si sveglia?

- Di tanto in tanto capita, si interrompono anche sul più bello.

- Forse è per questo che vuole continuare a dormire…

- No no, mi sento stanca, come se non avessi dormito abbastanza. Sognare richiede energia…

lunedì 3 settembre 2012

[Dialoghi] I Libri

Non è una raccolta che possa tenere testa alle altre, non per quantità almeno. Forse nemmeno per contenuto, ma scriverla è stato bello: sperimentare unicamente i dialoghi e poco più per rendere una scena mi ha obbligata a costruire una psicologia più solida nel personaggio. 
Che tra l'altro sono a farsi psicanalizzare, anche se dubito funzioni realmente così dallo psicologo...



I LIBRI

- Rispetto all’altra volta, nota miglioramenti?

- Migliorare è un obiettivo che ho difficoltà a notare in così poco tempo, ma qui si procede sempre.

- Procedere può voler dire anche peggiorare…

- A volte capita, ma forse può aiutare. Che ne dice di un gioco associativo? Così, per rilassarsi.


- Che le viene in mente?

- Coniglio.

- Bene ora… Coniglio…

- Orologio.

- Già qui la fermo, mi scusi… Perché orologio?-

- Alice nel Paese delle Meraviglie, il coniglio ha l’orologio.

- Mmm… È un coniglio intelligente da quel che mi risulta.

- So solo che è in ritardo e che è bianco.

- Mm. Certo… Carota, coniglio, orologio. Vediamo, la prima associazione è comune, mentre la seconda tende verso l’inverosimile. Raggiunge una conoscenza, mi segue?

- Credo di sì…

- Bene. Riproviamo. Orologio.

- Ticchettio… Coccodrillo.

- Peter Pan?

- Sì, lui.

- Legge molto in questo periodo?

- Ho sempre letto molto… Mi piacciono i libri.

- Trova necessario rifarsi a loro nelle associazioni?

- Mi viene naturale in realtà…

- La rassicura trovare un appiglio? Dico riuscire ad associare.

- Non so. Associo senza pensare.

- Ed è così che deve essere, ma… Mi chiedevo se, associando ai libri le parole o le immagini che le vengono proposte, ha qualche sensazione positiva.

Alzata di spalle, mani intrecciate lievemente, corpo in punta di sedia, avambracci appoggiati alle cosce.

- Si sente a disagio?

- Un po’.

- Come mai? Parliamo dei libri che le piacciono, no?

- Sì certo, solo mi sento agitato.

- Agitato, e da cosa?

- Non stiamo dialogando.

- Qui lei viene per sentirsi aiutato, devo farle domande per trovare le risposte.

- Mi aiuterebbe dialogare con lei, così mi sento assalire.

- Mmm… Di che potrebbe dialogare con me?

- Credo di qualunque cosa…

- Perfetto, allora… Parliamo dell’ultimo libro che ha letto.

- Coraline, di Neil Gaiman. Sa chi è?

- No, mi spiace… Sono un amante degli autori russi.

- Lo ritengo un ottimo scrittore, ma non credo faccia per lei.

- Perché le ho detto che mi piacciono gli autori russi?

- Bé sì, in Gaiman c’è fantasia, realtà, orrore e bellezza. Credo sia dovuta a questo la collaborazione Gaiman-Burton.

- Burton, regista particolare non c’è dubbio.

- Sì, affascinante. Ha visto qualche suo film?

- In realtà non saprei dirglielo con certezza… Non guardo mai chi sta alla regia

- Ma ha detto che lo ritiene particolare…

- Per sentito dire in realtà. - silenzio nella stanza - Di nuovo a disagio.

Sorriso tirato.

- Ma questa volta preferisce infossarsi nella poltrona… Cosa la trattiene?

- Come prego?

- Sì, prima avrebbe voluto alzarsi e andarsene… Ma ora si infossa nella sedia. Entrambe le volte era a disagio, ma per motivi diversi.

- Perché ci tiene così tanto ad analizzare queste sfumature?

- Perché le sfumature rendono differenti gli oggetti simili, ma ora che si è ricomposto… Mi parli di Coraline.

- È una bambina che si è trasferita con la famiglia in una casa circondata dal grigiore. Annoiata trova una porta speciale in casa sua e finisce dall’Altra parte.

- Dalla sua enfasi capisco che l’Altra parte è un mondo speciale.

- Già, è un mondo che appare divertente, allegro, pieno di colori e buon cibo.

- E lei? Ha mai traslocato?

- Avevo due anni, ci siamo trasferiti dove abitiamo ora. Ma è inutile dirle che non mi ricordo nulla.

- Sì era troppo piccolo in effetti… Le piace dove abita?

- Mi piace chiamarla casa, ma in sé andrei volentieri in un altro posto.

- Come mai..?

- Ha tutto l’aria del povero.

- La casa?

- La casa e noi…

- La sua famiglia.

- Sì. - strofinamento d’occhi.

- Si spieghi…

- I mobili in cucina sono fatti di truciolato, uno sportello si è rotto in alto e ora si chiude lasciando uno spiraglio. La casa è stracolma di cose, è piena come un uovo. Mia madre quando mia sorella va al mercato e torna con qualcosa le dice che non è necessario lavarlo…

- La disgusta?

- Mi dà l’idea di sporco… Anche casa mia, per quanto invece sia pulita.

- Associa povertà e sporcizia.

- Sì, non si dimentichi il sovraffollamento.

- Giusto.


- Lo ha mai espresso questo suo pensiero di voler cambiare casa?

- No, abbiamo avuto il mutuo finora. Non è gioco andarsene adesso.

- Non esprime e non chiede perché si immagina dei no?

- Non lo trovo sensato…

- Fa spesso di questi ragionamenti? Risparmia sulle domande da fare? - scherzosamente.

- Sì, capita.

- Escludendo la faccenda di casa sua, non crede di darsi troppi paletti entro cui stare?

- Credo non sia necessaria una domanda se già se ne conosce la risposta.

- Io con lei l’ho fatto, ma non per la risposta in sé. Per il tono, l’espressione, per capirla.

Alzata di mento.

- A volte è un bene liberarci di alcune domande, potrebbe pure rimanere sorpreso. Inoltre fare domande e ricevere risposte può portare al dialogo. - chiude il quaderno - È bello sentirsi dire a voce anche cose che si sanno già, ma capisco che lei ha paura dei famosi “non si può”. I suoi libri me lo sottolineano. - sguardo incrociato - Non abbia paura di non potercela fare.

Crisi d'abbandono?

È altamente probabile che Impronte abbia telefonato al telefono azzurro, ma posso assicurarvi che non l'ho abbandonato... Semplicemente ho fatto una settimana di vacanza marittima e un'estate all'insegna di un esame che reputo il più pesante della mia triennale, senza che abbia ancora visto il terzo anno ovviamente.
Di che cosa si tratta? Storia contemporanea.
Attendo i fischi. Avanti.
Lo so che non dovrebbe essere temuto un esame del genere, ma è estate. In più si divide in scritto e orale e io negli scritti faccio pena.
Altri fischi.
So benissimo che scrivo, ma quando si tratta di esami ricordo di mettere giù la metà delle cose e scrivere a mano non mi aiuta -.-
L'unica cosa in cui spero è che chieda qualcosa sull'attentato alle Torri Gemelle, visto che l'esame è l'11!
Comunque, a parte questo posso dire che un raccontino ve lo meritate e pure uno spoiler: sto per cimentarmi in un romanzo fantasy!
Già, il mondo ne è invaso, si tratta pure di vampiri, ma mi è stato detto che non ce n'è mai stato bisogno come ora di romanzi vampireschi: devo riscattare la loro dignità. 
Ci proverò, intanto mi metto al lavoro sbirciando e spulciando al massimo il manuale di Vampiri. Curiosità.