venerdì 28 giugno 2013

"Di un'estate" come di un'altra...

In estate il fine settimana perde parte del suo senso, ma a volte qualcuno è sotto esame, qualcuno parte per una vacanza e qualcun altro ne fa ritorno. Domani è uno di quei fine settimana: ci rivide lunedì.



Memoria di risate a colori
nei giorni estivi
che durano fino a notte fonda.


giovedì 27 giugno 2013

"Di un'estate" possiamo ricordare dettagli anche inutili...




Il tatto colloso cerca respiro,
ha il suono di un rospo solitario.
Frinisce in lontananza il ritmo dell'afa,
mentre la luce si posa sugli occhi
tinta di pesche e pompelmi.


mercoledì 26 giugno 2013

Attimi "Di un'estate"...





Una riga di luce taglia la finestra,
sorge all'alba il calore estivo.
Ancora dorme quel sole
così stanco e pallido.
Mi scosto dal letto leggero
con ancora i sogni sulla pelle.


martedì 25 giugno 2013

"Di un'estate" si raccontano tante cose...

Non so esattamente se la mia voglia di scrivere si sia presa una vacanza o se si sia solo acquietata. Nel primo caso la vedrei dura farla tornare, nel secondo dovrebbe bastarmi mettermi a scrivere, sforzarmi appena appena.
In ogni caso, non ho attualmente il tempo di dedicarmi a un lavoro a lungo termine, ma l'altro giorno ho iniziato a sfornare qualche verso, e la cosa non mi spiace.
Lo sappiamo tutti - o forse no - che di venere e di marte non si parte, ma io ho scritto queste parole nel fine settimana - inteso come sabato e domenica -, quindi mi ritengo salva.

Questa - forse piccola - raccolta si intitola "Di un'estate", e spero di riuscire a tenerla aggiornata.


Piovono aghi di pino
scossi dal vento,
secchi
fuggono resti di foglie
sull'asfalto.


martedì 18 giugno 2013

Ritorno alla lettura

Dopo giorni di sparizione, o forse settimane, non ricordo, mi rifaccio viva. La tesi è stata scritta, mancano le ultime correzioni e poi via, si chiude una porta e si apre un portone.
In questi giorni di attesa - domani andrò a ritirare le pagine dell'ultimo capitolo sanguinanti d'errori - sono andata al cinema, presso una struttura commerciale. Dopo cena si è girato per negozi e la prima tappa è stata la libreria.
Sbirciavo titoli e copertine, leggevo quarte di copertina, voltavo pagine e mi dispiaceva non comprare nulla. Anche se io dico sempre "un libro non si compra, si adotta". 
Vale anche per i Trudy, eh.
Comunque, non era mia intenzione comprare niente: ho un mucchio di libri in casa ancora non letti, ed è un paio d'anni che mi riprometto sempre di finire prima di comprare.
Ma appena ho visto il nuovo libro di Cecelia Ahern non ho saputo resistere: ho iniziato a leggerla partendo da "Scrivimi ancora", e la cosa mi pare talmente lontana nel tempo che penso sempre si tratti di un film che ho visto.
Questo perché non mi ricordo di me che leggo, ma solo delle immagini che si sono formate nella mia testa, immagini che l'autrice mi ha trasmesso. A volte cerco di ricordarmi gli attori, ma i miei personaggi non hanno un effettivo volto, quindi niente.
In ogni caso, avevo lasciato Cecelia Ahern con la pubblicazione de "Il libro del domani", un titolo promettente, se volete, ma con una trama non solo banale, addirittura mal scritta.
Già il penultimo lavoro, "Il dono", mi era risultato ovvio, ma almeno si trattava di una narrazione leggera e semplice, una di quelle adatte alla spiaggia: rilassanti, senza troppi sconvolgimenti.
La sua scrittura stava scivolando e mi pareva quasi non fossero opere di sua mano: come poteva scrivere cose di quel tipo, con la fantasia ridotta al minimo, l'entusiasmo quasi assente, dopo aver creato libri quali "Se tu mi vedessi ora"?
Scrivere un libro all'anno non è cosa facile, ma più di tutto è complicato rinunciarvi: hai delle richieste da soddisfare, vuoi rimanere sulla cresta dell'onda, e sicuramente dà un senso di "appuntamento fisso" immancabile.
Nonostante questo, mi sono sentita di rischiare: ho comprato il libro e fino a che non sono andata al cinema ho continuato a pensare "ti prego, non deludermi" o "per favore, non fare schifo".