domenica 26 gennaio 2014

Buone nuove

Mi piace pensare che la pubblicazione di "Blu Acido" abbia sbloccato la mia scrittura, ma bisogna dare i giusti meriti anche a Inchiostro&Patatine e a YGiuntiShift che con i loro concorsi letterari mi hanno sollecitato l'immaginazione.
Sarà che non ho esami imminenti da dare, ma sento proprio la voglia di buttare qualche parola su word, continui infatti la revisione e il completamento di "Queste siamo noi", che conto di (auto)pubblicare entro l'inizio dell'estate. 
Intanto sbircio tra i miei prodotti passati per capire cosa mi sono scordata di mettere sul blog, che magari aggiorno le raccolte o ne creo di completamente nuove.

Non vi posso far leggere il capitolo in gara per il concorso letterario sul sito della Giunti, ma il link alla drabble eccolo qua: "Sosta tra le righe".



Sul comodino intanto sostano in lettura "I figli della mezzanotte", di Salman Rushdie, e "Cloud Atlas. L'atlante delle nuvole" di David Mitchell.

sabato 11 gennaio 2014

Avete mai sentito parlare di "BLU ACIDO"?

Il CENTESIMO post è la conclusione dei primi novantanove, ma anche l'inizio delle prossime incalcolabili proposte.
Neanche a farlo apposta posso segnare questo evento con una notizia di un certo valore, nonché entusiasmo. Voi non potete vederlo, o sentirlo, ma ho il cuoricino che palpita e un pochino mi tremano le manine.
Ebbene.
Avete mai sentito parlare di "Blu Acido"?
Se la risposta è no, ne siamo contente, perché vuol dire che è un titolo o completamente nuovo o almeno poco usato.
Si tratta di un racconto illustrato, una graphic novel, scritta da me e rappresentata da Monica Rot e pubblicata da

MADFORCOMIX 



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Gente, è dietro l'angolo.

lunedì 6 gennaio 2014

[Frammenti da un Luna-Park] Papaveri

Riesumato un racconto che era finito tra le pagine di qualcosa che sto risistemando e che spero vedrò la luce entro l'estate.


PAPAVERI


Neanche si trattasse di papaveri!
Era così facile per lui parlare di morti.
Ma incredibilmente in vergogna nel pulirsi le mani dai sughi per la selvaggina: si puliva le mani da quell’unto nei tovaglioli di carta, stropicciandoli e strappandoli.
Li rendeva impresentabili, quasi avessero fatto a botte.
Per quanto li rigirasse, avevano comunque da mostrare l’aria sbattuta.
Aveva sempre ritenuto che ogni cosa avesse un verso.
Un verso in cui andava piegata, un verso in cui appoggiarla, un verso perfino per essere mangiata.
Per lui erano leggi naturali insite nell’uomo, tanto quanto lo era parlare di morte.
Era così semplice per lui, troppo.
Mi traumatizzava quasi vederlo così deciso e lento, provavo una morsa al petto desiderando ardentemente che andasse avanti senza pause.
Ma le pause erano parte di lui, di quei discorsi.
Che ti si imprimevano dentro come un marchio.
Provavo nausea nello stare troppo lungo ferma su quell’argomento, tanto da desiderare di alzarmi e muovermi.
Sentirmi viva mi avrebbe forse dato la forza per aprire bocca e dire qualche parola, ma la mia paura era che, stando ferma, in realtà avrei vomitato.
Non ero così forte, non lo sono nemmeno ora.
E nemmeno lui lo era, solo che… Aveva delle leggi, nella testa, che lo rassicuravano.
Mentre io non le ho mai avute.
Quando passeggiavamo per strada era invece molto nervoso il suo passo, eravamo – seppur magari di poco – sempre disposti in un assetto diagonale, dove lui teneva il volto un po’ spostato verso un lato.
Non teneva le spalle dritte in assetto con il bacino, era più uno sbilanciamento in avanti: come dovesse arpionare qualche cosa.
In quei momenti, avevo sempre la sensazione che sarebbe partito.
Non partiva mai, questa è la verità. Mai.
E in me si era creata quell’angoscia interminabile, dove anche il rilassarmi era una congiura.
Immobile anche a bere un tè, mi sentivo scalpitare le interiora, come se non entrasse abbastanza aria.
Nulla ormai riusciva a calmarmi.

domenica 5 gennaio 2014

[Consigli letterari] Nuovo anno, nuove letture

Con il nuovo anno non è detto che si perdano le vecchie abitudini, e per fortuna!
Qui si continua a leggere e se i libri nuovi non sono le scoperte lo sono eccome. Ebbene, a quanto pare mi ero persa un libro di Cecelia Ahern pubblicato nel 2012, scandalo!
Praticamente io aveva creduto fosse scivolata in una crisi mistica, o in depressione, dopo aver scritto "Il libro del domani": idea che poteva essere carina, ma che purtroppo è uscita malconcia.
Ero così rattristata, visto che aveva pure pubblicato precedentemente "Il dono", libro con una bella narrazione, ma davvero davvero davvero banale. 
Insomma, quando nel 2013 è uscito "I cento nomi" ho voluto darle una possibilità ed è andata bene: sono rimasta soddisfatta, mi sembrava la Cecelia degli inizi, soft, ma comunque coinvolgente. Ecco, poi scopro che ne ha scritto uno l'anno prima, anno che per l'appunto avevo creduto sabbatico.
Questo libro si intitola "Cose che avrei preferito non dire".
Io però una cosa da dire ce l'ho: mi è piaciuto da matti. Praticamente quello che aveva tolto ai libri precedenti lo ha infilato tra le pagine di questo: divertimento, narrazione coinvolgente, personaggi che hanno una concretezza, storia avvincente... Insomma, è durato troppo poco e se subito ero euforica a livelli quasi indecenti - "ohmiodio, sta tornando alla ribalta" -, subito dopo mi sono dovuta rendere conto che questo libro viene prima de "I cento nomi".
Non perché sia un libro orribile, però sta sicuramente al di sotto, e, accidenti, io non voglio che torni a scivolare nei meandri della narrativa scritta a caso per mantenere fissa la pubblicazione annuale.
Ditemi che è colpa degli editori che le fanno pressioni, che la obbligano a scrivere per vendere e fare soldi e che lei si sente sfibrata da tutto questo.
Ditemi anche che faranno altri film tratti dai suoi libri ambientandoli per davvero in Irlanda, e mica a metà tra l'America e Dublino per farle aprire un dannato negozio di scarpe (nel caso sia un riferimento poco chiaro, sto parlando di "P.S. I love you", dove il negozio di scarpe non c'entra una mazza e pure la protagonista è dublinese).
Comunque, a parte questo, posso dire di sentirmi felice e beata perché mi sono arrivati altri tre libri da recensire.
Dei primi tre non posso ancora fornirvi la recensione e il punteggio che ho assegnato a ognuno (in fin dei conti il Gran Premio è ancora in corso), ma posso dirvi che sono stata piacevolmente stupita da quei romanzi e pure da due dei tre nuovi, che sono:

"Romanticidio", di Carolina Cutolo

"L'età dei miracoli", di Karen Thompson Walker

"L'ultimo ballo di Charlot", di Fabio Stassi


Un altra buona nuova è che finalmente sono riuscita ad avere "I figli della mezzanotte" di Salman Rushdie. A volte impossibile da trovare, altre troppo costoso per le mia tasche, ma questa volta, essendo a copertina morbida e con lo sconto del 15%, ce l'ho fatta e buona befana a me.