sabato 5 aprile 2014

[Dialoghi] Superstizioni e altre paure

Le famose pulizie di primavera riportano alla luce cose di cui ci si era dimenticati. In questo momento, le pulizie le sto facendo nella miriade di cartelle presenti sul computer, che a quanto pare nascondevano cose che rasentavano l'osceno, tanto quanto storie troppo vecchie per esistere ancora.
Tra tutti questi file ho trovato il seguente racconto abbandonato e lo pubblico... in memoria dei vecchi tempi. Vale a dire che non ce la faccio più a eliminare così tante storie, e almeno questa devo salvarla!

SUPERSTIZIONI E ALTRE PAURE

«Eh adesso! Non esageriamo».
«Ma che esageriamo! Qui sto programmando la mia vita sul calendario, le date per me sono come la droga ormai. Senza contare il numero di post«it necessari per l’organizzazione».
«Ma tu sei matta. Una camomilla no?».
«Sì anche quella, tutto. Guarda ormai posso dire di avere troppa roba qua dentro».
«Dentro dove? Non so se l’hai notato ma siamo al telefono».
«Sì bé, nella testa, nel corpo. Mi sa che entro marzo dovrò rinunciare a chessò…un rene, un polmone! Per farci stare tutta sta cultura».
Le parte una risata a squarcia gola. «Ma smettila! Anche se potrebbe essere interessante, saresti sicuro il primo caso mondiale. Già vedo i titoli: “Studentessa fa posto alla cultura, vi chiedete come? Tutto a pagina 13”».

«No che il 13 porta sfiga! E andiamo, Simo, cerca di non farmi agitare, eh!».
«Da quando questa superstizione? Ci sarà il posto per permettersela? Mah!».
«Spiritosa, lo sono da quando sono passata sotto una scala e mi è andato male il compito».
«Coincidenze. O peggio, non è mai successo e ti stai solo giustificando».
«Guarda che anche se non sei qui ti vedo! Lì che alzi il mento con quell’espressione da bibliotecaria innervosita».
«Eh già, mi conosci: ho le facce da cartone animato».
Risatina. «Sì ma infatti non so come faranno i tuoi pazienti!».
«Ah perché i tuoi alunni?».
«Smettila, non farò l’insegnante solo perché faccio lettere!».
«Appunto. Li abbandonerai, soli… Nell’aula… Soli… Soooli».
«Io sarei stata felice se il mio professore di italiano fosse stato a casa, un deficiente cronico».
«E hai scelto lettere? Mmm, qui ci vedo un sottofondo di egocentrismo».
«Sì certo, come no, comunque grazie».
«Sì sì, per bacco! Tu hai scelto lettere per far vedere al tuo professore che sei meglio di lui»-
«Ovviamente! Non perché mi piace, ma perché voglio dimostrare a un coglione che lo posso battere. A questo punto ci sta il “ti piace vincere facile?”».
«Dai Fef, non fare così! Permalosetta!».
«C’è, ma scusa, sai che sono permalosa e poi me lo dici pure? Non mi aiuti».
«No. è che in sto periodo ce lei hai tutte! Sei superstiziosa, egocentrica e pure permalosa: sei un caso interessante!».
«Ehm… Grazie?».
«Dai Fef, vedrai che ci salti fuori, hai sempre avuto dei buonissimi voti, ma soprattutto hai sempre studiato bene».
«Mal che vada mi becco un 18»-
«Guarda, ne dubito fortemente, ma anche se fosse sono sicura che non corrisponderebbe: tu sei una dalla cultura facile».
«Bello, mi piace» nonostante non sia visibile all'interlocutrice, assume una posa da eroe vittorioso.
«Certo che però i complimenti ti piacciono proprio».
«E te non ce la fai a tacere, eh?».
«Oh, senti il mio lavoro sarà dire la verità, nient’altro che la verità».
«Ah sì? Allora dovevi fare la Bibbia da grande, mica la psicologa. Per quel che mi riguarda tu devi scoprire la verità, per quanto ti è possibile, e far fare passi avanti a chi ti sta di fronte, mica sbattergliela in faccia e pretendere che uno si adegui».
«Mmm, mai pensato di fare filosofia?».
«No, per niente. Troppo complicato, a me piace leggere».
«Credo che per ogni corso si debba leggere».
«Ooh, intendevo narrativa!».
«Ma ho capito, dai! Calmati, eh. Non ti fa bene essere così stressata».
«Sì, vado a farmi la camomilla pre-esame. Evito le righe tra le mattonelle e poi di vestirmi di viola».
«Sì, cos’è, giochi a twister? Perché di viola?».
«Perché porta sfiga portarsi in scena vestiti di viola».
«Oh cielo, ma ti sei andata a comprare un manuale?».
«Ricordatelo: si fa di tutto per un esame!».
«E quando saranno finiti gli esami?».
«A quel punto si trova qualcos’altro per cui provare così tanta angoscia!».
«Sì perché non è vita altrimenti».
«Esattevolmente!»
«Va bene, dai. In bocca al lupo per domani, ci sentiamo per sabato».
«Sì, va bene. Bacio».
Cluc.

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