venerdì 11 novembre 2016

[Consigli letterari] Cinque romanzi made in Italy

Finalmente torno con i Consigli Letterari, anche se non si tratta di libri che sto leggendo proprio in questo momento.
Da lettrice mi rendo conto di avere sempre preferito i romanzi di origine straniera, soprattutto americani o inglesi, ma in realtà ci sono autori italiani che meritano di essere letti e che propongo libri coinvolgenti.
Eccomi qui a proporvene cinque.






Il primo romanzo è in realtà un romanzo doppio, pubblicato nel 2007 da Mondolibri, e scritto da Giulia Carcasi.
In questo doppio romanzo troviamo Ma le stelle quante sono, suo esordio, e Io sono di legno. In entrambi i casi vediamo l'alternarsi di storie, che in realtà sono la stessa da due punti di vista: prima abbiamo Alice e Carlo, due coetanei e compagni di classe che si innamorano in quinta liceo, dopo Giulia e Mia, madre e figlia che "dialogano" in forma scritta nella speranza che la seconda si salvi dagli errori della prima.
Si tratta di due romanzi prettamente al femminile, dalla scrittura intensa e molto intima che va a scavare nei momenti felici, ma spesso difficili dell'età adolescenziale arrivando a descrivere personaggi molto veri e che ci sembra di avere già conosciuto. 
È una lettura che, per quanto se ne dica, non sarebbe male venisse fatta anche dagli uomini: il mondo femminile viene tenuto a distanza come qualcosa di troppo barboso, eccessivamente sentimentale e troppo diverso da quello d'azione e guerriglia creato appositamente per gli uomini. Due mondi che però si incontrano e si scontrano ogni giorno e che, con tutti questi pregiudizi, restano distaccati pur non essendolo affatto. 



Atletico minaccia football club è invece il primo romanzo di Marco Marsullo, edito da Einaudi (2012), e la prima cosa che pensai guardando il titolo fu: panico, parla di calcio. Non sono una tifosa, a stento riconosco le squadre più famose e per la prima volta in vita mia mi sono resa conto di
non sapere che faccia abbia José Mourinho. 
Tutte paranoie superate non appena ho posato gli occhi sul primo capoverso: una lettura semplice, frizzante, avvincente. Una narrazione che ricorda le bellezze di Bar Sport di Stefano Benni, con personaggi reali invischiati in scene improbabili. 
Non me lo sarei mai aspettata, ma l'ho letto tutto d'un fiato, apprezzando la storia nella sua interezza: un protagonista con un sogno, un idolo e nessun asso nella manica che racconta il calcio nel modo preciso in cui lo vive e lo percepisce, e che grazie al suo scrittore prende vita, diventando ai miei occhi più reale dello stesso Special One.
Dello stile di Marsullo ho apprezzato, oltre alla semplicità narrativa, la sua capacità nell'aver gestito la personalità e tutti quei dettagli che rendono vero un personaggio e di conseguenza ciò che lo circonda; inoltre, per essere riuscito a rappresentare figure femminili molto diverse tra loro passando per i classici stereotipi – la classica donna del sud e la prostituta dell'Est Europa –, ma senza che cadessero nella banalità.Una storia che ha saputo farmi ridere a crepapelle – sconsiglio di leggere il libro in treno, per evitare di passare attraverso varie gradazioni di rosso nel vano tentativo di mascherare una risata sguaiata -, riflettere sulla vita di tutti i giorni e mi ha pure fatto rivalutare il calcio: almeno quello giocato sotto la serie D. Poi, la famosa ciliegina sulla torta: il finale, sul quale molti scrittori si fregano, ma che Marsullo ha sfruttato perfettamente per un ultimo colpo di scena.



Sempre del 2012, ma questa volta pubblicato da Sellerio, si ha L'ultimo ballo di Charlot di Fabio Stassi, un libro in grado di evocare tantissime immagini, riempiendomi gli occhi a tal punto da non sapere nemmeno da quale cominciare.
Forse da quella che mi ha riportato alla mente Opinioni di un clown di Böll, un libro che ritengo difficile da eguagliare. Eppure Fabio Stassi è riuscito a trasmettere quella malinconia densa di ilarità che mi ha entusiasmata dalla prima all'ultima pagina. 
Ci viene mostrato un Charlie Chaplin che prima di diventare Charlot è stato una miriade di personaggi diversi, lui stesso è un personaggio che ci risulta amabile con questo suo desiderio di vita. Questa storia, però, non parla di personaggi, ma di un uomo nato attore e che recita la vita, la vive fino in fondo amandone tutte le sfaccettature, anche quelle più terribili: anche quando viene messo a tappeto, tradito o abbandonato. È un uomo che non molla, che lotta per l'esperienza successiva, che dell'umiltà fa la sua forza e alla fine dei conti riesce ad arrivare sempre dove vuole.
Ho apprezzato gli sketch con cui l'autore cadenza la storia mettendo il personaggio a confronto con la morte di anno in anno. E anche se si tratta di un romanzo di fantasia, a me è sembrato reale, tanto da sentirmi di poter controbattere anche la biografia più sincera e dire che questo è il vero Chaplin.
Il Chaplin che è stato vagabondo ancora prima che arrivasse sui grandi schermi.




Un libro esordio difficile e che segna nel profondo è Dei bambini non si sa niente di Simona Vinci, edito da Einaudi nel 1997.
Un libro di neanche centosettanta pagine, ma che risultano dense e critiche a tal punto da chiederci quando il mondo degli adulti si sia arrogato il diritto di contaminare l'innocenza e l'ingenuità del bambino sfruttandola a suo piacere e consumo.
La sessualità e l'erotismo, sperimentate dai bambini nella loro forma ambigua ma innocente, diventano armi pericolose se gestite da chi bambino non lo è più. 
Un romanzo da leggere con consapevolezza e da non sottovalutare, perché racconta di una realtà difficile da digerire e da debellare.




La lista si conclude con We are family di Fabio Bartolomei, edito da Edizione e/o (2013).
La prima volta che vidi il romanzo in libreria, guardando la copertina e il titolo non mi sentii minimamente attratta e nemmeno mi azzardai a sbirciarlo velocemente per capire di che cosa parlasse. Un classico esempio del non valutare un libro solo dalla copertina.
Sono stata subito coinvolta nella storia della famiglia Santamaria vista dagli occhi di un bambino prodigio che cresce, perché nelle sue parole e nei suoi gesti possiamo riconoscere molte delle sensazioni ed emozioni provate nel corso della nostra vita. L’autore ha dato veramente il meglio di sé con questa narrazione leggera, ma piena di riferimenti alla quotidianità arricchita dall’immaginazione più fervida. 
Un libro che mette in scena personaggi realizzati alla perfezione, tanto da poterseli figurare in carne, ossa e sentimenti. 
Difficilmente riuscirete a non ridere, piangere o sognare, dal momento che il coinvolgimento è più che assicurato: un libro così è quello che tutti dovrebbero leggere e in molti avrebbero voluto scrivere, perché non gli manca proprio nulla.





Questi sono i cinque libri di autori italiani che ritengo dobbiate assolutamente leggere. 
Voi quali mi consigliate?
Li avete già letti?
Fatemelo sapere in un posto o con tag sui vari social ;)

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